Prima di entrare nel merito del processo di creazione di un film, diamo la definizione di tre parole chiave: cinematografo, cinema e film.


Cinematografo: dal greco Kinéma (movimento) e gràphein (scrivere), significa letteralmente “scrivere il movimento”.
Si può liberamente tradurre: “movimento d’immagini”.


Cinema: con questo termine si intende il linguaggio con le sue regole e le sue tecniche espressive e l’insieme dei film.


Film: “testo trascritto” (impressionato) su pellicola o nastro magnetico o su disco.
Oltre al cinema-linguaggio esiste il cinema come luogo di proiezione (sala cinetografica e il cinema come istituzione e come industria.


Composizione del film
Qualsiasi film (finzione, documenario..), è composto di vari blocchi di lavorazione che concorrono tutti a realizzarlo e a produrre le copie da distribuire e proiettare.


Il film nasce da un’IDEA cui seguono 3 fasi: LA FASE LETTERARIA, IL PIANO DI LAVORAZIONE E L’EDIZIONE (POST PRODUZIONE)


Esponiamo di seguito gli elementi principali di ciascuna fase.

FASE LETTERARIA
 
Soggetto:
breve racconto che illustra a grandi linee la trama
 
Scaletta:
elenco ordinato e descrizione essenziale delle singole scene della storia
 
Trattamento:
composizione scritta in prosa che include le scene nell’ordine in cui accadono
 
Sceneggiatura letteraria:
testo strutturato in titolo di scena, descrizione e dialoghi
 
PIANO DI LAVORAZIONE
 
Sceneggiatura tecnica:
versione della sceneggiatura in chiave tecnica ovvero rivista sotto forma di inquadrature. Contiene informazioni dettagliate di tipo tecnico sui movimenti di macchina e sul taglio da dare alle inquadrature
 
Analisi della sceneggiatura:
elencazione di tutti i fabbisogni per la realizzazione del film: attori, materiali, locations interne e esterne, costumi, trucchi..
 
Piano di lavorazione per le riprese:
rappresentazione grafica del calendario delle riprese del film. include una serie di informazioni: data di inizio delle riprese, numero di giorni previsti (compresi i festivi), identità di tutti gli attori, date degli impegni con i teatri di posa e disponibilità dei set dal vero
 
Organizzazione delle riprese:
comprende varie attività: le principali sono la prenotazione degli alberghi per la troupe e per gli attori, il noleggio o acquisto dei materiali necessari alle riprese, la scelta di un catering per i pasti sul set, la contrattazione dei costi delle locations e la verifica della loro agibilità
 
Riprese:
la realizzazione vera e propria delle scene e delle inquadrature del film. La ripresa comincia con un breve conto alla rovescia, l’esposizione e battuta del Ciak e il comando “azione” e termina con il comando di stop dato dal regista e l’analisi del quadruccio (o inquadratore) per controllarne la corretta inquadratura
 
EDIZIONE (POST PRODUZIONE)
 
Montaggio:
ricostruzione, scena dopo scena, della storia del film così come era stata concepita in fase di sceneggiatura. Il montatore, che lavora a strettissimo contato con i regista, ordina e sceglie tra le diverse riprese della stessa inquadratura quella più efficace e poi unisce i segmenti scelti tra loro. È molto di più che una semplice operazione tecnica perché l’associazione di due immagini può produrre un senso diverso da quello che ognuna di esse ha presa in sé e per sé
 
Sonorizzazione:
realizzazione della parte sonora di un film attraverso la produzione e il mixage di dialoghi, rumori di fondo e musica
 
Sincronizzazione:
processo per ottenere una contemporaneità perfetta tra le immagini e i suoni a esse relativi
 
Doppiaggio (se presente):
sostituzione (si «duplica», «doppia» per l’appunto), la colonna sonora originale, sia parlata sia musicata, spesso al fine di tradurlo in una lingua differente da quella originale
 
MONTAGGIO
 

Il montaggio deve essere inteso non come unione materiale delle varie inquadrature (questo più propriamente può chiamarsi incollatura), ma come lo specifico elemento del film che gli dà forma, stile, ritmo; e assicura la continuità spaziale, temporale e concettuale dell’opera.

 
principali tipi di montaggio
 
Montaggio alternato:
alterna inquadrature di due o più eventi che si svolgono in ambienti diversi ma che sono destinati a convergere in uno stesso spazio.

Nel film L’altro uomo di Alfred Hitchcock, si può ammirare una straordinaria sequenza iniziale dove il montaggio alternato è perfettamente funzionale alla storia. Due sconosciuti si incontrano casualmente e da quel momento si svilupperà un terrificante legame tra loro. Hitchock ci presenta i personaggi in questo modo: prima vediamo i piedi di un uomo che vanno in una direzione, poi vediamo quelli di un altro uomo che vanno nella direzione opposta. Con gli stacchi di montaggio continuiamo a passare dai piedi di uno a quelli dell’altro, fin quando, saliti sul treno, i due si incontrano. Questo è il montaggio alternato alla perfezione perché la direzione delle camminate degli uomini suggeriscono ancora di più che i due si incontreranno in uno stesso ambiente.

 
Montaggio parallelo:
Come il montaggio alternato solo che in questo caso gli eventi e i personaggi procederanno sempre lungo strade parallele senza mai convergere in uno stesso spazio.

Nel film Il mistero dell’acqua di Kathryn Bigelow, vengono contrapposte due storie ambientate in epoche diverse. Il passaggio dall’una all’altra storia è legato da stacchi di montaggio parallelo. Nel link il trailer del film che vi consiglio di vedere.

 
Montaggio ellittico:
è un montaggio di contrazione temporale. Ovvero lo stacco funge da ellissi (salto) temporale non mostrando determinate azioni ma sintetizzandole e procedendo col racconto.

Nel film Oldboy di Park Chan-Wook si può notare un’enorme quantità di ellissi, in particolare microellissi (cioè salti temporali molto piccoli) come si vede in questa scena. Il protagonista resta rinchiuso per 15 anni e il passaggio di tempo è mostrato tramite tante microellissi continue.

 
Montaggio connotativo:
è un montaggio che ha lo scopo di produrre senso, di creare un significato.

Nel film Tempi moderni di Charlie Chaplin si può notare il montaggio connotativo già nella primo stacco del film. Nella prima inquadratura c’è un gregge, nella seconda inquadratura ci sono gli operai che tutti insieme raggiungono la fabbrica. Il significato prodotto è evidente ed è bastato accostare due immagini.

 
Montaggio formale:
si basa su effetti di tipo formale, sia grafico-spaziali sia ritmico-temporali.

Nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick c’è un famosissimo esempio di montaggio formale che funge anche da ellissi temporale. Al minuto 2:30 si può ammirare come la forma dell’osso ed il suo movimento ci porta con estrema fluidità alla forma dell’astronave nell’inquadratura successiva.

 
Montaggio discontinuo:
tipo di montaggio che racconta la storia trasgredendo le regole della continuità classica.

Nel film Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard ci sono ad esempio dei falsi raccordi come al minuto 00:20.

 
la cinepresa: piani, campi

La cinepresa è lo strumento principale che ha il regista per narrare la storia del film. Essa viene usata, mossa e manovrata in diversi modi, a seconda delle esigenze espressive che si vogliono soddisfare: angolazione, distanza, movimenti.

Tra la cinepresa e il soggetto c’è sempre una distanza.

Per rendere più chiaro l’uso della distanza apparente viene adoperata una terminologia che definisce ogni distanza con un nome.
Le inquadrature dove prevale la persona si chiamano piani o anche «figure», quelle in cui domina l’ambiente si chiamano campi.

 
 
Primissimo piano (PPP):
il soggetto è ripreso dalla fronte a sotto il mento. Il viso occupa tutta l’inquadratura. Gli occhi si trovano circa sulla linea del primo terzo dell’inquadratura, la bocca sulla linea del secondo terzo. Vengono così messi in evidenza la bocca e gli occhi che creano un forte coinvolgimento.

 
primo piano (pp):
il soggetto è ripreso da appena sopra i capelli, fino alle spalle. Anche questa è una inquadratura abbastanza emotiva perché le linee degli occhi e della bocca sono centrali.

 
piano medio (pm):
il soggetto è ripreso dalla cintura a sopra i capelli. Il viso è perfettamente visibile. Questa ripresa viene usata anche quando si vogliono tenere in campo due persone contemporaneamente e in modo chiaramente riconoscibile. La figura umana è dominante, ma si colgono anche aspetti essenziali dell’ambiente vicino.

 
piano americano (pa):
il soggetto è ripreso da sopra i capelli sino alle ginocchia. Il soggetto umano è ancora prevalente ma l’ambiente è ben visibile. Non tutte le espressioni del viso sono riconoscibili.

 
figura intera (fi):
il soggetto è ripreso da sopra i capelli fino ai piedi compresi, quindi occupa con la sua statura tutta l’altezza dell’inquadratura. Ambiente e personaggio sono in equilibrio. Come il PM, viene utilizzato per tenere contemporaneamente in campo più persone identificabili dal pubblico.

 
campo lungo (cl):
il soggetto umano è lontano e domina l’ambiente sulla persona. È una inquadra tura che viene usata per localizzare un’azione. Può essere usata alla fine di una scena per indicare che un’azione è terminata, oppure può introdurre una nuova scena per indicare dove si trovano i personaggi prima che entrino in azione.

 
campo lunghissimo (cll):
il soggetto ripreso è molto lontano e sono visibili i suoi movimenti nello spazio, ma i suoi gesti non sono chiari. L’ambiente prevale completamente.

 
dettaglio (dett.):
indica un’inquadratura in cui un soggetto non è ripreso per intero, ma solo in parte.

 
particolare (part.):
indica un’inquadratura che riprende solo una parte del corpo umano. Quando per esempio a bocca occupa l’intera inquadratura si scrive «particolare della bocca» e non «primo piano della bocca».

la cinepresa: angolazioni e movimenti di camera
 

Quando viene ripreso un soggetto (persona, oggetto, edificio, ecc.) si sceglie la distanza, ma anche l’angolazione di ripresa.
Bisogna decidere se si vuole filmare il soggetto dal basso, dall’alto oppure frontalmente o di spalle, ecc. e la scelta non deve essere casuale, perché ogni diversa angolazione produrrà diversi effetti sul pubblico.

Infatti l’angolazione di ripresa rappresenta il punto di vista attraverso il quale lo spettatore vedrà il soggetto.

 

 
L’ANGOLAZIONE DI RIPRESA
può cambiare in senso orizzontale e in senso verticale:

• in orizzontale: serve per rappresentare un’atmosfera distesa e tranquilla;

• obliqua dal basso: il soggetto che si riprende appare in posizione sopraelevata e ciò determina un’idea di superiorità;

• obliqua dall’alto: il soggetto che si riprende appare schiacciato, quindi sembra indifeso o inferiore;

• in verticale dal basso (o supina): la ripresa è effettuata puntando da terra la cinepresa verso l’alto;

• in verticale dall’alto (o a piombo): la ripresa è effettuata puntando la cinepresa verso il basso in perpendicolare.

Angolazione di ripresa e distanza apparente sono criteri che definiscono l’immagine in movimento (per il cinema e la televisione), ma anche l’immagine fissa fotografica.

 
I MOVIMENTI DI CAMERA
appartengono solo alla cinematografia: si tratta di inquadrature che variano angolazione e/o distanza tra camera e soggetto senza che vi si sia alcuno stacco.

Tradizionalmente i movimenti di camera si dividono in panoramiche e carrellate.

• La panoramica, si ha se si fa girare liberamente la macchina fissata sul cavalletto a terra verso l’alto o il basso, a destra e a sinistra o in diagonale;

• La carrellata, si ha quando si monta la macchina su un carrello e si riprende il soggetto andando avanti o indietro oppure muovendosi lateralmente in parallelo ad esso; oppure quando si installa la cinepresa su un ascensore o una gru per effettuare delle riprese in verticale.

 
 
FONTI:
 

Linguaggio e Tecniche Espressive del Cinema – Gianni Patricola

 
Edizioni Gipat
Cinema, Settima Arte
http://www.edu.lascuola.it/edizioni-digitali/Convivio/focus/Cinema.pdf

 

Filmaker Blog Italia
https://filmmakerblogitalia.wordpress.com/2013/08/16/tipi-di-montaggio/

 

Cinemecum
http://www.cinemecum.it/newsite/

 

Cinescuola
https://www.cinescuola.it/


Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da MIUR e MIBAC