Prima di entrare nel merito del processo di creazione di un film, diamo la definizione di tre parole chiave: cinematografo, cinema e film.
Cinematografo: dal greco Kinéma (movimento) e gràphein (scrivere), significa letteralmente “scrivere il movimento”.
Si può liberamente tradurre: “movimento d’immagini”.
Cinema: con questo termine si intende il linguaggio con le sue regole e le sue tecniche espressive e l’insieme dei film.
Film: “testo trascritto” (impressionato) su pellicola o nastro magnetico o su disco.
Oltre al cinema-linguaggio esiste il cinema come luogo di proiezione (sala cinetografica e il cinema come istituzione e come industria.
Composizione del film
Qualsiasi film (finzione, documenario..), è composto di vari blocchi di lavorazione che concorrono tutti a realizzarlo e a produrre le copie da distribuire e proiettare.
Il film nasce da un’IDEA cui seguono 3 fasi: LA FASE LETTERARIA, IL PIANO DI LAVORAZIONE E L’EDIZIONE (POST PRODUZIONE)
Esponiamo di seguito gli elementi principali di ciascuna fase.
Il montaggio deve essere inteso non come unione materiale delle varie inquadrature (questo più propriamente può chiamarsi incollatura), ma come lo specifico elemento del film che gli dà forma, stile, ritmo; e assicura la continuità spaziale, temporale e concettuale dell’opera.
Nel film L’altro uomo di Alfred Hitchcock, si può ammirare una straordinaria sequenza iniziale dove il montaggio alternato è perfettamente funzionale alla storia. Due sconosciuti si incontrano casualmente e da quel momento si svilupperà un terrificante legame tra loro. Hitchock ci presenta i personaggi in questo modo: prima vediamo i piedi di un uomo che vanno in una direzione, poi vediamo quelli di un altro uomo che vanno nella direzione opposta. Con gli stacchi di montaggio continuiamo a passare dai piedi di uno a quelli dell’altro, fin quando, saliti sul treno, i due si incontrano. Questo è il montaggio alternato alla perfezione perché la direzione delle camminate degli uomini suggeriscono ancora di più che i due si incontreranno in uno stesso ambiente.
Nel film Il mistero dell’acqua di Kathryn Bigelow, vengono contrapposte due storie ambientate in epoche diverse. Il passaggio dall’una all’altra storia è legato da stacchi di montaggio parallelo. Nel link il trailer del film che vi consiglio di vedere.
Nel film Oldboy di Park Chan-Wook si può notare un’enorme quantità di ellissi, in particolare microellissi (cioè salti temporali molto piccoli) come si vede in questa scena. Il protagonista resta rinchiuso per 15 anni e il passaggio di tempo è mostrato tramite tante microellissi continue.
Nel film Tempi moderni di Charlie Chaplin si può notare il montaggio connotativo già nella primo stacco del film. Nella prima inquadratura c’è un gregge, nella seconda inquadratura ci sono gli operai che tutti insieme raggiungono la fabbrica. Il significato prodotto è evidente ed è bastato accostare due immagini.
Nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick c’è un famosissimo esempio di montaggio formale che funge anche da ellissi temporale. Al minuto 2:30 si può ammirare come la forma dell’osso ed il suo movimento ci porta con estrema fluidità alla forma dell’astronave nell’inquadratura successiva.
Nel film Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard ci sono ad esempio dei falsi raccordi come al minuto 00:20.
La cinepresa è lo strumento principale che ha il regista per narrare la storia del film. Essa viene usata, mossa e manovrata in diversi modi, a seconda delle esigenze espressive che si vogliono soddisfare: angolazione, distanza, movimenti.
Tra la cinepresa e il soggetto c’è sempre una distanza.
Per rendere più chiaro l’uso della distanza apparente viene adoperata una terminologia che definisce ogni distanza con un nome.
Le inquadrature dove prevale la persona si chiamano piani o anche «figure», quelle in cui domina l’ambiente si chiamano campi.
Quando viene ripreso un soggetto (persona, oggetto, edificio, ecc.) si sceglie la distanza, ma anche l’angolazione di ripresa.
Bisogna decidere se si vuole filmare il soggetto dal basso, dall’alto oppure frontalmente o di spalle, ecc. e la scelta non deve essere casuale, perché ogni diversa angolazione produrrà diversi effetti sul pubblico.
Infatti l’angolazione di ripresa rappresenta il punto di vista attraverso il quale lo spettatore vedrà il soggetto.
• in orizzontale: serve per rappresentare un’atmosfera distesa e tranquilla;
• obliqua dal basso: il soggetto che si riprende appare in posizione sopraelevata e ciò determina un’idea di superiorità;
• obliqua dall’alto: il soggetto che si riprende appare schiacciato, quindi sembra indifeso o inferiore;
• in verticale dal basso (o supina): la ripresa è effettuata puntando da terra la cinepresa verso l’alto;
• in verticale dall’alto (o a piombo): la ripresa è effettuata puntando la cinepresa verso il basso in perpendicolare.
Angolazione di ripresa e distanza apparente sono criteri che definiscono l’immagine in movimento (per il cinema e la televisione), ma anche l’immagine fissa fotografica.
Tradizionalmente i movimenti di camera si dividono in panoramiche e carrellate.
• La panoramica, si ha se si fa girare liberamente la macchina fissata sul cavalletto a terra verso l’alto o il basso, a destra e a sinistra o in diagonale;
• La carrellata, si ha quando si monta la macchina su un carrello e si riprende il soggetto andando avanti o indietro oppure muovendosi lateralmente in parallelo ad esso; oppure quando si installa la cinepresa su un ascensore o una gru per effettuare delle riprese in verticale.
Linguaggio e Tecniche Espressive del Cinema – Gianni Patricola
Filmaker Blog Italia
https://filmmakerblogitalia.wordpress.com/2013/08/16/tipi-di-montaggio/
Cinemecum
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Cinescuola
https://www.cinescuola.it/